Educazione civica



Educazione Civica
Per una educazione poetica alla compassione
a cura della Dottoressa Flavia Gallo





Linee pedagogiche per un’educazione civica alla compassione

L’attitudine a sentire l’altro come sé è presente ma sopita nella memoria ancestrale di ognuno di noi. Si tratta di una memoria antichissima che non può non riconoscere negli altri un motivo di completamento, di necessaria unione. Questo motivo – proprio come in una sonata – lo possiamo riconoscere nello stato di compassione, circostanza fondante e destinazione principale (sentire insieme) di un vero movimento sapienziale. 
Sapere vuol dire approssimarsi a un sapore, sentirlo profondamente e saperlo ri-conoscere. Molto diversa la storia vitale del verbo capire che è un afferrare e trattenere. Se il sapere è inteso come mero accumulo di nozioni che servono per catturare e irretire l’esistente,  sottometterlo, sfruttarlo o estrometterlo -  relegandolo a zone materiali e simboliche deteriori dello spazio pubblico - ecco che la cifra della convivenza si converte in quel negativo amaro che è sotto gli occhi di tutti.
In questa prospettiva, curare la mimesicità è la terapia volta a metterci collettivamente in queste sensibili condizioni: se io mi alleno a sentire, proprio come ci si allena per una disciplina coreutica o marziale, in un lungo e lento apprendistato, posso arrivare a pensare al mio prossimo non solo come vicino, ma come qualcuno la cui vita mi riguarda profondamente, dalle cui sorti dipende la mia stessa felicità.
La convivenza potrebbe essere vissuta come un processo di partecipazione in cui l’eccellenza si misurerebbe su quanto ognuno di noi riesca a prendersi cura dell’altro, della sua espressione e del suo essere compreso. Ma prendersi cura dell’esserci dell’altro, di tutti gli altri, è o non è, in ultima istanza, quell’obbiettivo massimo chiamato “bene pubblico” e posto a fondamento dell’agire politico?
Se l’infelicità dell’altro, la sua sofferenza, la sua disperazione, la sua morte, la sua povertà, il suo disagio, colpissero o diminuissero la mia umanità in maniera manifesta e consapevole, non basterebbe questo a garanzia e a fondamento dello stato di diritto di tutti? Se diventassimo capaci, insieme, di avvertire la perdita inesorabile che il perdersi della felicità altrui provoca, non basterebbe questo a porre le intenzioni della costruzione politica fuori dalla logica della depredazione?
Sarebbe questo il frutto più maturo di una cultura: l’attitudine alla compassione. Si tratta di qualcosa che è già inscritto nel dna storico ed emozionale dell’Europa tutta, perché sono ancora percepibili le furie del Novecento durante il quale la logica esasperata di un metodo scientifico scardinato dall’etica e la proliferazione di assurde gerarchie nella scala umana hanno devastato l’umanità, deturpandola, nella migliore delle ipotesi, per secoli.
Non può che essere un’educazione alla cura del nostro prossimo la via da percorrere per uscire da questo oscurantismo della sensibilità su cui oggi sembra costruirsi tutto l’agire politico. Solo un processo di sapere umanante, racchiuso in una pratica di incontro costante, può costruire un’apertura dell’occhio della compassione che possa accendere la visione di un’Europa in cui la partecipazione sia un movimento atto a far sì che non decada mai, in nessuna circostanza, l’umanità dell’essere umano che oggi si dis-umanizza così abilmente.



Titolo
Vite immaginate

Ambito disciplinare
Educazione civica


Spazio/ tempo/ materiali
Spazio:
Uno spazio appropriato per lavorare con il corpo, meglio se all’aperto in connessione con elementi naturali, o a scuola, con possibilità di usare spazi esterni all’aula.

Materiali:

Fogli bianchi per ogni studente
- Trascrizione del testi di Orazio Costa “se sapete che il vostro strumento siete voi stessi…” tratta dal Quaderno 39, del 1989.

Durata:  90 minuti


Metodologia

  1.   Il docente crea un’atmosfera di concentrazione, chiedendo di fare silenzio, di respirare e di ascoltare rumori interni ed esterni.
  2.            Il   docente divide la classe in sottogruppi di lavoro (4-5 studenti per gruppo).
  3.           Il docente dà la consegna: leggerà e detterà un testo; in seguito i gruppi sceglieranno un luogo di lavoro appartato ed eletto a zona di creazione; gli studenti dovranno recarsi in questo luogo e immaginare, in generale e nel dettaglio, la vita della persona che ha potuto scrivere le parole del testo, rispondendo alla domanda: come avrà vissuto quell’essere umano in animo di consegnare al mondo questo tipo di testamento umano?
  4.       Dopo aver dato la consegna e chiarito i passaggi, il docente legge ad alta voce il testo, lentamente e mimesicamente.
  5.          Successivamente alla lettura, il docente detterà il testo, suggerendo agli studenti di utlizzare il corsivo e di esprimersi nella loro migliore performance calligrafica.
  6.            Alla fine del dettato, come stabilito durante la consegna, gli studenti si recheranno, a gruppi e silenziosamente, nel luogo prescelto e spenderanno 45 minuti per immaginare collettivamente la vita dell’autore/dell’autrice delle parole appena ascoltate e trascritte.
  7.         Finita la fase di immaginazione e redazione, gli studenti leggeranno ad alta voce i loro componimenti, scegliendo liberamente modi e tempi di esposizione.
  8.         Dopo la lettura dello scritto dell’ultimo gruppo, la classe nuovamente si concentra attraverso il respiro e si congeda in silenzio.

Note pedagogico-espressive
Quali obbiettivi vuole raggiungere l’esercizio?

L'esercizio è stato così concepito per:

- Trovare una via di ri-sacralizzazione della parola
Riflettere sul valore di parole e azioni
-  Dare dignità ai momenti di silenzio e di ascolto della parola altrui
-  Conferire potere civico all’immaginazione

Quali difficoltà si possono incontrare?

Imbarazzo per la ritualizzazione del momento e resistenza alla concentrazione.

Come si possono osservare gli esiti?

Creando un momento di riflessione plenaria sull’esperienza e attraverso un’ulteriore analisi degli scritti posta in un momento successivo.
Bibliografia

M. Nussbaum, Giustizia poetica. Immaginazione letteraria e vita civile, Mimesis Edizioni, Sesto san Giovanni, 2002.


G. Scaramuzzo, Educazione Poetica, Anicia, Roma, 2013.


E. Ducci, La parola nell’uomo, editrice La scuola, Roma, 2005.


Video
Herlitzka legge Costa:






Titolo
Sentire la vita degli altri
Ambito disciplinare
Educazione civica
Spazio/ tempo/ materiali
Spazio: spazi aperti e a contatto con elementi naturali o in classe ma comunque seduti in cerchio.

Tempo: 1:30h

Materiali: penne, carta.

Metodologia
1. Esercizi di respirazione diaframmatica (vedi scheda 2 della sezione Lettura ad alta voce).

2. Piccolo riscaldamento fisico (vedi scheda 1 della  sezione Lettura ad alta voce).

3.  L’insegnante chiede ai propri allievi di fare la mimesi della parola “vita”, con una sola mano e coralmente.

4.  L’insegnante chiede a ciascuno di mostrare al gruppo la proprio mimesis della parola “vita”.

5.  L’insegnante propone al gruppo di allievi di osservare la mimesis di un solo studente e di rifarla. L’esercizio della mimesis della mimesis di un solo studente da parte del gruppo si ripeterà, rispettando la direzione del cerchio.

6.  Gli allievi saranno invitati a commentare in plenaria le forme osservate in risposta alla domanda: come sente la vita colui/colei che ha mostrato quella particolare forma/movimento?

7.  Ogni allievo sceglie il sentimento della vita di un altro, così come si è manifestato durante la mimesis, e motiva il perché della sua scelta.

8.  Ognuno scrive una frase di commento a partir dalla propria scelta di riferirsi a quel particolare sentimento della vita di un altro.

9.  Il lavoro si concluderà con la lettura senza ulteriore commento delle frasi scritte dagli allievi.
Note pedagogico-espressive
Allargare la nostra capacità mimesica ovvero la nostra capacità di diventare altro o l’altro o tutti gli altri, in un apprendistato disciplinato e curato, ci consente di sentire come la vita può darsi in altre forme e in altre ragioni. Questo, in realtà, è lo scopo di tutta la cultura umanistica, della letteratura, della filosofia, del teatro, della storia e di tutte quelle discipline che ci confortano sul fatto che gli altri esseri umani esistono davvero e che sentono e incontrano il mondo attraverso atti che potremmo definire di bellezza, o attraverso i quali ci si imbatte nell’essere, come direbbe Ducci.

Bibliografia










Video









E. Ducci, Approdi dell’umano, Anicia, Roma 2014.


G. Scaramuzzo, Educazione Poetica, Anicia, Roma, 2013.


M. Nussbaum, Non per profitto, Il Mulino, Bologna, 2014.












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